Lo scorso 24 maggio si è conclusa la 78esima edizione dell’acclamato Festival di Cannes. Come ogni anno dal 1946, il Palais des Festival et des Congrès della suggestiva città di Cannes ha ospitato nomi e volti che si muovono intorno alla Settima Arte.

La Costa Azzurra ha potuto decorarsi di luci e colori grazie a film e talenti internazionali, mantenendo anche nel 2025 il posto di prestigio ormai da tempo guadagnato; in quanto uno degli eventi cinematografici più importanti al mondo, anche solo apparire al Festival di Cannes porta ai personaggi che nell’universo del cinema vivono grande attenzione mediatica e notorietà.
Ed essere tra i nomi più interessanti e chiacchierati del Festival, ha sicuramente una conseguenza positiva tanto per l’opera in sé quanto per chi l’opera l’ha realizzata.

Tra le figure più acclamate delle ultime due settimane si colloca senza dubbio Jafar Panahi, regista iraniano che attraverso attente sequenze di immagini mostra la profondità umana e l’empatia che lo contraddistinguono.
Libertà e resilienza sono temi ricorrenti nella filmografia di Panahi, del quale i critici parlano spesso in termini positivi elogiando la sua visione unica e il suo approccio innovativo alla narrazione. Certo che Panahi era conosciuto e stimato anche prima della vittoria della Palma d’Oro al Festival con Un Simple Accident e tanto la critica che il pubblico reputano ormai la voce di Panahi di grande importanza per il cinema contemporaneo. Il film presentato a Cannes ha generato quel che le grandi opere solitamente generano: molte discussioni e riflessioni, con focus sull’importanza del cinema impegnato e delle
forme d’arte come espressioni di grande importanza per i cambiamenti culturali.
Panahi rappresenta realmente una figura dal grande fuoco vitale consapevole dell’importanza di “essere umani” e pronto a non sottostare a regole lontano dal rispetto dell’altro. Anni di divieto di uscita dall’Iran, periodi in prigione e a realizzare film come clandestino, il regista iraniano ha finalmente potuto partecipare di persona al festival contribuendo a dimostrare la capacità del cinema di sfidare status quo e di dare voce a storie spesso inascoltate.