Revolutionrock.it

IDLES: tra caos e cambiamento

Nella foto gli Idles

Ci sono band che fanno rumore. E poi ci sono gli Idles, che il rumore lo trasformano in materia viva e identità collettiva. Il loro post-punk abrasivo e ferito è diventato un linguaggio di successo. Ma la furia da sola non basta, e loro lo sanno. Con Tangk (2024), la band compie un passo inatteso ma naturale: trasforma la rabbia in amore, il caos in connessione. Non è un ammorbidimento: è un’evoluzione. Gli Idles non vogliono solo scuoterti, ma desiderano guarire assieme al proprio pubblico.

Nati nel 2009 tra i pub di Bristol e i locali underground, il gruppo ha costruito la loro identità nell’urgenza e nella tensione. Brutalism (2017), il primo album, è grezzo, diretto e martellante, una prima forma embrionale di un futuro promettente, infatti è con Joy as an Act of Resistance (2018) che il suono esplode e il messaggio si chiarisce. I testi di Joe Talbot, frontman e coscienza del gruppo, scavano nella tessuto sociale. Never Fight a Man with a Perm è un colpo basso all’immagine dell’uomo alfa. Samaritans denuncia invece con lucidità la violenza dell’educazione maschile: “Man up, sit down, chin up, pipe down” (ovvero “Fatti uomo, siediti, tieni su il mento, stai zitto.”

Videoclip di Samaritans

La poetica degli Idles è nata nel dolore. Joe Talbot ha perso la madre mentre stava registrando Brutalism. La sua voce, che si fonde tra la rottura e la ferocia, è testimone di un’esperienza che non chiede pietà ma ascolto. La dipendenza, il lutto, il disagio politico e personale, tutto è stato riversato in musica con una trasparenza chiara. Non si tratta di un semplice sfogo: è costruzione e comunicazione artistica.

Con Tangk, pubblicato nel 2024, la band cambia pelle. Prodotto da Nigel Godrich (Radiohead) e Kenny Beats, il disco è definito da Talbot come «un album d’amore». Non quello zuccherato, ma un amore crudo. In Gift Horse, canta «She’s the king» per sua figlia. In A Gospel, si muove tra pianoforte e silenzi, cercando affetto più che rivoluzione. Talbot ha dichiarato che la rabbia, per lui, è solo una forma secondaria di emozione. E da lì nasce l’urgenza di andare oltre: «Non vogliamo più solo reagire. Vogliamo costruire».

Musicalmente, Tangk cambia prospettiva e suoni. L’aggressività lascia spazio a maggiore groove, ritmi dance-punk e tocchi soul. In Dancer, con LCD Soundsystem, la band si apre all’ironia e al movimento. Ma non si tratta di alleggerimento: è profondità. È il coraggio di non proteggersi dietro la furia.

Dal vivo, gli Idles si confermano una delle realtà più solide e potenti della scena alternativa internazionale. Il tour di Tangk ha portato la band in Europa e negli Stati Uniti con una serie di date sold out, dimostrando quanto il pubblico abbia accolto il nuovo corso con entusiasmo. La scaletta mescola i brani più duri dei primi album con quelli più groovosi e atmosferici di Tangk, creando un equilibrio perfetto tra vecchio e nuovo. La produzione è cresciuta, i suoni sono più pieni, ma la band non ha perso l’impatto fisico e diretto che li ha sempre contraddistinti. In ogni tappa, da Milano a Berlino, da New York a Los Angeles, hanno confermato di sapersi evolvere nel tempo, come un vino che invecchia bene, portando in scena uno spettacolo che resta viscerale, ma oggi anche profondamente emotivo.

Sono una band  che è in grado di unire intensità travolgente e vulnerabilità unica insieme. Gli Idles non si nascondono, non si fingono santi, ma costruiscono uno spazio dove anche il dolore può trovare forma. Tangk è parte integrante di una trasformazione profonda che preannuncia un futuro prolifico. Restiamo sintonizzati, ciò che verrà sarà potente e sorprendente.

Link utili per approfondire

About Author

Torna in alto