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Molchat Doma in Tour: oltre i confini nazionalisti

Il trio dei Molchat Doma con Egor Shkutko alla voce e al corpo in movimento, sembrano usciti dalle foto di un cast di Stanley Kubrick. Forse funziona proprio così il sapore estetico che sono riusciti a trasmettere partendo da Minsk, Bielorussia, per arrivare ovunque. Молчат Дома, nome in lingua originale, si traduce in Le case sono silenziose. Un’immagine forte, alienante e di staticità, che probabilmente ha portato la voglia di fare molto rumore. Il gruppo, composto anche da Roman Komogortsev alla chitarra e alla drum machine e Pavel Kozlov al basso, fonde l’inconfondibile suono del post-punk con una new wave mischiata a una dark wave che incontra il synthpop spinto. Le uniche certezze che abbiamo riguardo al loro percorso, sono la presenza della scena sovietica degli anni ’80 e il riferimento a band come Joy Division, Kino e Depeche Mode. Dai tetti delle loro case ai festival, finalmente approdano in Italia per portare un po’ di storia lontana dalle culture di riferimento a cui siamo abituati in Europa. Molchat Doma in Tour: oltre i confini nazionalisti.

Molchat Doma, foto di KANAPLEV + LEYDIK

Se l’architettura Brutalista potesse parlare, sicuramente avrebbe il suono di S Krysh Nashikh Domov, il loro album di esordio interamente autoprodotto, tradotto in Dai tetti delle nostre case. Ha ottenuto un successo indiscutibile alla vecchia maniera, grazie a YouTube, che nel 2017 era infatti ancora la piattaforma madre di ogni album che si rispetti. Il secondo LP invece è Etazhi, Pavimenti, pubblicato solo un anno dopo dall’etichetta berlinese Detriti Records, un fenomeno esplosivo di viralità su Bandcamp. Nonostante questo, i Molchat Doma sono stati invisibili alla natìa Bielorussia per molto tempo, facendosi spazio nel resto del mondo a dimostrare che le case silenziose si trovavano solo lì, in un paese dove le politiche di repressione li hanno portati a scappare, per rifugiarsi in un angolo di pace, lontano dal regime autoritario a stretti legami con la Russia.

Molchat Doma nel backstage del live al Panorama Hotel, Slovacchia, foto di Korshun Yauheni

L’immaginario post-sovietico, con cui dipingono i live e alcuni video dei singoli, li ha però dirottati involontariamente verso la strumentalizzazione di brani come Kletka, per un utilizzo di propaganda russa su TikTok, spesso accompagnando immagini di soldati e paesaggi urbani devastati. Questo uso improprio ha distorto il significato originario dei loro pezzi, che riflettono una critica alla nostalgia sovietica e una rappresentazione della desolazione post-sovietica. Con il terzo album, Monument, è infatti un crescendo verso il suono di una distruzione vintage, meccanica. I Molchat Doma non sono riusciti a tacere. Pochi giorni dopo l’invasione russa dell’Ucraina, nel marzo 2022, hanno pubblicato una dichiarazione ufficiale sui propri canali social:

Cari tutti! Siamo la band bielorussa Molchat Doma (“Le case sono silenziose”), ma è assolutamente impossibile essere silenziosi ora perché nulla può giustificare una guerra. Quello che sta accadendo in Ucraina è un disastro che non riguarda solo gli ucraini, ma anche milioni di persone provenienti dalla Russia e dalla Bielorussia: dopo tutto, siamo stati tutti trascinati in questa disgrazia contro la nostra volontà.

Esporsi però, produce sempre dei rischi significativi per la propria sicurezza. Dopo la presa di posizione in contrapposizione alla guerra, hanno evitato di tornare in patria, temendo possibili ripercussioni legali o detenzioni.

Video ufficiale di SUDNO (Судно), uno dei brani più iconici dei Molchat Doma, tratto dal loro secondo album Etazhi, 2018

I Molchat Doma vogliono suonare, costi quel che costi. Si sono trasferiti a Los Angeles e a contare è la poetica dei testi. L’unico effetto bomba che hanno il desiderio di produrre è quello di brani iconici come Sudno, ispirato alla poesia Enameled Bedpan di Boris Ryzhy. Un adattamento musicale al tema dell’alienazione attraverso gli oggetti: un catino smaltato, una finestra, un comodino e un letto. La lotta interiore del paziente protagonista, tra il desiderio di vivere e la tentazione della morte. Uno dei riconoscimenti più significativi per il gruppo è stato il boom al Coachella Music Festival 2022, e poi hanno volato sempre più in alto con l’uscita del quarto album in studio: Belaya Polosa. La nascita di Ty Zhe Ne Znaesh Kto Ya con la partecipazione di Spike King come danzatore nel video diretto da Maxim Kelly . Ecco sfornata un’altra mina pronta a fare saltare i piedi sul pavimento di qualsiasi parterre.

Egor Shkutko, frontman dei Molchat Doma, durante il First Avenue a Minneapolis, foto di Christopher Goyette

Roman, Egor e Pavel, al di là dei confini hanno creato la loro Discoteque portatile, comparendo sui palchi come tre paladini dello slavismo e rendendo accessibile una cultura altrimenti ignota al grande pubblico internazionale. Tre adolescenti che ascoltavano i Black Sabbath e Jhon Frusciante, i Kraftwerk e i The Dead Weather. Chi avrebbe mai detto che cantare in una lingua incomprensibile alla maggior parte dei fan li avrebbe condotti dove si trovano adesso? Forse nessuna parola tradotta in inglese sarà mai in grado di restituire il significato di Toska. Come la saudade del Brasile ma con un sentimento più freddo, meno colorato. E in questo struggimento vitale, come amando definirlo loro, i Molchat Doma saranno in tour nell’estate 2025 a Roma, Bologna e Sesto al Reghena tra Sequioie Music Park e Sexto ‘Nplugged Festival. I biglietti sono ancora disponibili, è il momento di tornare ad immergersi nel potere della musica anche quando è scomoda.

Video ufficiale di Ty Zhe Ne Znaesh Kto Ya, Molchat Doma, dall’album Belaya Polosa, 2024

Molchat Doma in Tour: oltre i confini nazionalisti.

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