Poi conobbi il significato della solitudine. Ma dalla tomba mi giunsero le parole di Bobo, sibilanti leggermente blese. “Nessuno è mai veramente solo. Tu sei parte di tutto ciò che vive”. Il difficile è convincere gli altri che sono davvero parte di te, perciò, che diavolo? Noi parti dobbiamo lavorare insieme. Giusto?
Quando Luca Guadagnino mette mano a un nuovo progetto, c’è una sola certezza: la musica non sarà mai solo un sottofondo. In Queer, adattamento dell’omonimo romanzo postumo di William S. Burroughs, il regista italiano torna a dipingere il desiderio con la sua consueta sensibilità visiva, ma è il tessuto sonoro del film a scolpire lo spazio tra corpo e assenza, tra parola e silenzio.
Le parole di Burroughs sopra riportate racchiudono il senso stesso del romanzo, della ricerca personale dell’autore, splendidamente interpretato da un sorprendente Daniel Craig. Una ricerca tesa all’assoluto, un disperato tentativo di sentirsi parte di quel “tutto che vive” attraverso l’incontro con l’altro.
La colonna sonora di Queer amplifica questa avventura interiore del protagonista, in un viaggio sonoro che è tutto un sali scendi. Guadagnino lascia spazio a molteplici influenze: dall’elettronica minimale alla musica da camera contemporanea, dai suoni notturni del jazz più astratto a brani pop e di cantautorato sorprendenti.

A spiccare, ancora una volta, è la collaborazione con Trent Reznor e Atticus Ross, due nomi che non solo portano con sé il peso di Nine Inch Nails, ma anche un curriculum cinematografico impressionante (basti pensare a The Social Network, Gone Girl, Watchmen, Bones and All e Challengers— proprio con Guadagnino). Una delle loro colonne sonore sicuramente più mature e introspettive, ma la forza del film viene sicuramente anche dalla collaborazione con la music supervisor Robin Urdang.
Dopo aver reso la colonna sonora di Call Me by Your Name una delle più iconiche degli ultimi anni, anche in Queer le scelte musicali sono ardite e decisamente eterogenee. Guadagnino scegli un brano del calibro di Come as You Are dei Nirvana, dove il celebre verso “And I swear that I don’t have a gun” si carica di un’ironia tragica, rivelando la fragilità nascosta dietro le posture del protagonista.

Arriviamo poi al cantautorato italiano con una scelta davvero raffinatissima: i Verdena, di cui ascoltiamo i brani Puzzle e Sui ghiacciai , che ci regalano e un senso di insondabile solitudine che risuona perfettamente con l’alienazione interiore di Lee. L’uso di Leave Me Alone dei New Order amplifica questa tensione, mentre 17 Days e Musicology di Prince caricano il già abbastanza carico scenario erotico del film.
E infine, non possiamo non evidenziarlo, c’è Omar Apollo con il brano Te Maldigo. Il cantante di origini messicane prende anche parte alla pellicola, interpretando uno dei giovani amanti del protagonisti, in una bellissima sequenza.
Queer è il racconto di un viaggio interiore e fisico, alla ricerca della massima congiunzione con sé stessi e con il cosmo tutto. Ma proprio come nelle opere di Hopper, che hanno indubbiamente ispirato l’impianto fotografico del film, a guardare troppo a fondo non si vede che il niente. Un vuoto insondabile che disperatamente, da sempre e per sempre, ci illudiamo di poter estinguere anche solo con una vorace notte d’amore.
La colonna sonora di Queer è disponibile su YouTube.