Un annuncio inaspettato ma assolutamente necessario: i membri ancora in vita dei Joy Division si riuniscono per un Tour in onore di Ian Curtis. Il 18 maggio 2025 saranno quarantacinque anni dalla morte dell’ex frontman di uno dei gruppi che ha segnato la storia del Rock e del Post – Punk, toccando e dando forma anche ad altri generi e subcultures. Il nuovo album dedicato a Curtis si chiamerà In Memory of Ian, esattamente come il Tour. Ad essere ancora tra noi sono Bernard Sumner, Peter Hook e Stephen Morris e le esibizioni includeranno immagini migliorate, filmati dall’archivio della band e una scaletta che approfondisce i brani indimenticabili tratti da Unknown Pleasures e Closer. I Joy Division sono pronti a suonare ancora: In Memory of Ian.

Quando hanno iniziato, i Joy Division, erano davvero giovani. Avevano poco più di vent’anni e da subito hanno riscosso un successo che mai si sarebbero aspettati diventasse mondiale. Originari di Manchester, Regno Unito, la loro storia parte a cavallo dell’esplosione del Punk inglese, proprio quando Ian Curtis, cantante e scrittore in cerca di un gruppo, contattò il trio nel 1977, un periodo d’oro per la scena dell’Underground UK. Inizialmente decisero di chiamarsi Warsaw, in onore di David Bowie e del suo Warszawa e fecero il loro debutto con l’EP An Ideal for Living. Cambiarono nome definitivamente a causa di una somiglianza con i Warsaw Pakt di Londra, rifacendosi al libro La casa delle bambole di Ka – Tzetnik 135633, scrittore sopravvissuto all’Olocausto che aveva utilizzato come pseudonimo il numero assegnatogli dai nazisti nel campo di concentramento di Auschwitz . Quelli che oggi e per sempre conosceremo come Joy Division, hanno infatti ripreso il termine che l’autore del romanzo ha utilizzato per identificare i bordelli dei campi, in cui le prigioniere venivano sterilizzate e usate come schiave sessuali dagli ufficiali. In quella sezione chiamata Divisione della gioia, in realtà accadeva solo l’ennesimo orrore, non meno che in altri luoghi.

Di questa lugubre parvenza di felicità, abbiamo oggi testimonianza grazie a Kevin Cummins, documentarista noto per aver immortalato David Bowie, Nick Cave, Mick Jagger, Patti Smith, Oasis, in degli scatti esposti all’interno di mostre, gallerie d’arte e siti di fama internazionale. Cummins ha infatti avuto il privilegio di seguire i Joy Division sia durante le registrazioni all’interno delle sale prova, che nella vita quotidiana di tutti i giorni. Vediamo il frutto di questa collaborazione in Juvenes, raccolta definitiva di ritratti e interviste, con prefazione dello scrittore britannico Ian Rankin. Uno dei tanti pezzi di storia che ricalcano le eroiche gesta di un gruppo, e che raccontano ancora una volta, il Disorder di un Curtis serioso, tra epilessia, depressione e alienazione. Le stesse che a soli 23 anni, quel 18 Maggio 1980 lo hanno portato ad impiccarsi in cucina mentre ascoltava The idiot di Iggy Pop, il giorno prima che volasse insieme agli altri verso gli Stati Uniti d’America. Incastrato nell’amore per Annik Honore, giornalista belga ed amante, e Deborah Woodruff, moglie di Ian e madre di Nathalie, ha compiuto il gesto estremo: il suicidio.
I’ve been waiting for a guide to come and take me by the hand,
Could these sensations make me feel the pleasures of a normal man?
Disorder , questo disordine che è infatti la traccia di apertura del loro album di debutto: Unknown Pleasures. Un pezzo presente anche in Control, uno dei migliori film autobiografici della storia del Rock, diretto da Anton Corbijn e specchio dei Joy Division di quei tempi: giovanissimi e inconsapevoli. Una canzone che riflette sia tramite il video, sia attraverso i versi del testo, la morbosa attrazione di Curtis per il darkside della psiche interiore e delle barbarie sociali causate dall’uomo in passato come nella vita di tutti i giorni. In seguito alla tragedia subita dal resto dei membri, alla perdita del cantante il gruppo si sciolse trasformandosi nei New Order, a cui si aggiunse Gillian Gilbert alla tastiera, compagna di Morris. Una band che ad oggi non ha mai smesso di compiere la sua metamorfosi, identificandosi nel panorama dei live show sotto i generi della New Wave e dell’Alternative Dance Music, con pezzi indimenticabili come Blue Monday o Your Silent Face.

Di fatto i New Order hanno scritto una lunga storia composta da capitoli burrascosi e a tratti disconnessi l’uno dall’altro. Come in tutti i racconti migliori, anche questo non è esente da sfide e colpi di scena. Nel 2007, la separazione di Peter Hook dal gruppo, ha lasciato un senso di amarezza nei fan, e un astio nostalgico da parte dell’ex bassista, tra cause in tribunale e interviste rancorose. Gillian Gilbert come molte donne, ha dovuto affrontare la dura lotta contro il cancro al seno. In fondo al tunnel, in ultimo, la malattia dell’amico Michael H. Shamberg, che grazie al video di True Faith ricevette una nomination ai Brit Awards nell’88. Non è bastata la raccolta fondi allestita per le cure del videomaker, purtroppo anche lui ha segnato un’altra perdita, un altro inizio. La formazione attuale comprende Tom Chapman e Phil Cunningham, nuovo bassista del gruppo. Questo ha dato il via ad un effetto domino di sold out che non ha nulla da invidiare ai tempi di Technique ma che trova il suo apice in Music Complete, decimo e ultimo album della band.

Ed eccoci qui, in un vicino e al contempo futuristico 2025. I New Order suonano ancora, e quel che rimane dei Joy Division è pronto a riunirsi In Memory of Ian Curtis. Chi lo avrebbe mai detto? Quello che Tony Wilson, manager del gruppo alla fine dei ’70 descrisse come Gothic Rock, non sarebbe mai morto. Forse neanche Ian Curtis è mai morto, e quelli che allora erano quattro ragazzi immersi nel mare del loro successo, avevano già capito che nel nuovo millennio ci sarebbe stata una Ceremony ancora più grande ad attenderli. Non ci è dato saperlo. Quello che possiamo ricordare, insieme a chi ha ancora voglia di suonarci i loro pezzi dal vivo nel Tour che verrà presto annunciato, è che ogni generazione ha qualcosa di simile. La forza di una passione può far riavvicinare i membri di un gruppo ormai sciolto. La salute mentale rispecchia non solo un’epoca ma un disagio interiore. L’amore non ci farà solo a pezzi ma potrebbe anche salvarci.
I Joy Division sono pronti a suonare ancora: In Memory of Ian.
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CONTROL: trailer