Le HotWax a soli vent’anni hanno suonato in più festival di quanti ne abbiano consumati nel parterre. Direttamente dal Sussex, il trio alt – punk dalle influenze post – punk e garage ha già pubblicato due EP, aperto i Royal Blood, suonato in tour negli Stati Uniti e dato il colpo di grazia con Hot Shock. Un’ode alla nuova vita senza sosta, un album che fa i conti con il caos. Ad essere dubbiosi nei confronti delle giovani leve sono in tanti e smentirli è difficile. Tallulah Sim‑Savage alla voce, Lola Sam al basso e Alfie Sayers a tenere il tempo, ce l’hanno fatta. HotWax: un necessario shock caldo.

Forse non fermarsi mai ha un prezzo caro da pagare, ma fa parte del frullatore della vita. In un mondo dove il disordine dall’alto regna sovrano, però, è impossibile comporre solo musica quieta. Già dai primi singoli Stay Cool e Pat the Killer Cat la stoffa si intravvedeva tra milioni di reel omologati e TikTok di massa nauseanti. Un gruppo come HotWax ha ancora un’anima nonostante il mercato sia saturo di dischi e il genere stia tornando in voga. Vi è mai capitato di non sentire più niente? Un’apatia generalizzata, un pattern che si ripete in loop? E’ difficile riuscire a ri-connettere le persone alle loro emozioni con il rumore. Eppure, col contagocce come in Drop, la musica si rivela ogni volta la Pharmacy di cui abbiamo veramente bisogno. Se l’antidepressivo non ci arriva, forse è lo shock che travolge inaspettatamente il battito cardiaco a risvegliare quel senso di stasi perpetuo.

Ascoltare HotWax a colazione, pranzo e cena, è un invito a scoppiare le bubbles in cui ci rinchiudiamo chini sullo schermo. E’ un addio difficile quello da dare alla malsana routine 4.0, eppure, sotto il palco mentre ci danno mille buone ragioni per stare qui anche se è molto strano, sembra possibile. Con One More Reason, di cui il video sbeffeggia le sfilate di alta moda e la superficialità latente tra gli invitati, fanno bingo per l’ennesima volta. Eppure i pezzi sono molto diversi in Hot Shock. Da Lights On, melodica e più pop a Wanna Be a Doll, un altro registro di suoni.
‘Give me one more reason to love you
Give me one more reason to hate
Give me one more reason to love you
Give me one more reason to hateSay it to my face
I won’t believe things, they will come true
Say it to my face
If I believe it, will it become’
Volevano un nome che fosse fisico, qualcosa che si potesse quasi sentire sulla pelle, appiccicoso, potenzialmente doloroso. L’omaggio alla cultura del vinile in era analogica però, è una chicca per pochi. La hot wax (cera calda) era anche il termine usato per riferirsi ai dischi appena stampati, freschi di uscita. L’impressione, infatti, è di trovarci di fronte ad un gruppo che strizza costantemente l’occhio al grunge anni ’90, amalgamando queste influenze a una fruibilità contemporanea. In diverse interviste hanno citato gli Yeah Yeah Yeahs, PJ Harvey (degna erede di Patti Smith) e Mink Mussel Creek come artisti di riferimento. Feroce e martellante sono quasi sicuramente gli aggettivi giusti per costituire la sintesi dei concerti firmati HotWax. Ancora una volta l’underground britannico si posiziona in prima linea.

Tra i video DIY girati quasi interamente con cellulare e videocamere old school come in A Thousand Times e uno stile più moderno e psichedelico in High Tea, anche la parte estetica completa il concept del progetto. Con un tour europeo che toccherà anche la Santeria Toscana di Milano il 30 settembre 2025, ci sarà l’occasione più unica che rara di trovare le HotWax a supportare Nova Twins. Un momento in cui anche in Italia sarà possibile assaporare un briciolo di quello che sulle piattaforme è molto meno diretto e impattante rispetto all’esperienza dal vivo. I palchi del Regno Unito sono già esplosi abbastanza, ora è il momento di spingere la nuova big thing del nord anche più in basso. Vogliamo sentire vibrare i testi ispirati a Autolux e Sonic Youth in un altro modo e quello più adatto è uno shock caldo.
HotWax: un necessario shock caldo
TICKET: HotWax + Nova Twins