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The Cure: un’ondata di freschezza dopo sedici lunghi anni di silenzio

Questo primo novembre ci regala la santificazione finale dei The Cure, con l’uscita dell’ultimo album Songs of a Lost World, un canto del cigno inattesa che suona raggelante e freschissimo nei suoi otto brani. Dopo una lunga pausa di sedici anni Robert Smith torna in studio con moltissime cosa da dire e le idee chiare sul come farlo. Proseguendo nel solco dei migliori dischi della formazione inglese, possiamo ascoltare con gioia questi nuovi brani che fuggono la retromania gerontofila tipica di molti lavori di band altrettanto longeve.

La voce di Smith è cristallizzata nel tempo, immutata e perfetta. L’apertura del disco è affidata ai tre minuti di intro di Alone, un inizio dagli echi shoegaze in cui la parzialità della batteria e la ferrosità della chitarra contrastano con la dolcezza dei synth. Un basso poderoso ci traghetta nella programmatica prima frase dell’album, “This is the end of every song that we sing/ The fire burned out to ash, and the stars grown dim with tears”. Ed è tutto racchiuso in queste parole, perché questa potrebbe essere la summa dell’anima cimiteriale dei The Cure.

La band inglese The Cure

Da Warsong a Drone:Nodrone, alla dolcezza di All I Ever Am, la band britannica ci parla del desiderio di lasciarsi scorrere, una ruminazione divisa tra la voglia di lasciar andare il passato (“I think too much of all that’s gone”), ignorare il futuro (“I think too much of all to come”) e il timore di perdere il controllo nel caso in cui si riesca a raggiungere questo obiettivo (“And all for fear of what I’li find if I just stop”). Una metariflessione sul proprio percorso? Anche, ma non solo.

E alla fine del viaggio, qual è l’approdo? In Endsong, brano di chiusura dell’ultimo disco dei The Cure, ci abbandoniamo a un’ipnosi narcolettica, un viaggio di ben 10 minuti in una landa desolata, spaventosa nella sua immensità quanto confortante e decisamente emozionante. Ed è qui che si staglia una batteria in trance che accoglie la preghiera di Robert Smith per tutti gli affetti scomparsi.

Un album cupo e al contempo splendente, Songs of a Lost World, un album tra malinconia e voglia di non cedere alla disillusione. “Nothing is forever”, canta Robert Smith, ma di certo la sua band non sarà facilmente dimenticata.

The Cure live a Londra lo scorso 1 novembre, un live stream di lancio del disco.

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