La vittoria di The Brutalist agli Oscar 2025 per la miglior colonna sonora originale segna un momento di svolta per il cinema indipendente. Il film di Brady Corbet, nonostante il budget ridotto, ha conquistato pubblico e critica grazie a una narrazione intensa, un’estetica audace e forse soprattutto anche grazie a una colonna sonora indimenticabile, firmata da Daniel Blumberg.
Daniel Blumberg, già noto per le sue sperimentazioni musicali tra rock e jazz, ha saputo dare vita a una colonna sonora che accompagna il viaggio interiore del protagonista, László Tóth, un architetto ungherese sopravvissuto all’Olocausto che emigra negli Stati Uniti. La musica di Blumberg si muove tra il minimalismo e l’avanguardia, utilizzando strumenti come il pianoforte preparato, sax distorti e percussioni industriali per evocare il senso di alienazione e di lotta dell’architetto nel Nuovo Mondo.

Brani come Overture (Ship) e Overture (László) introducono il pubblico nell’universo interiore del protagonista, mentre pezzi come Jazz Club e Library si muovono tra improvvisazioni free jazz per rappresentare il caos urbano della società americana del dopoguerra, dove il protagonista è costretto a scappare.
Nonostante un budget veramente irrisorio per un film americano, inferiore ai 10 milioni di dollari, The Brutalist si è imposto come una delle opere più ambiziose tra quelle candidate agli Oscar. Girato in VistaVision, con una fotografia ispirata all’estetica del brutalismo architettonico, il film ha richiesto sei anni di lavoro per ottenere i finanziamenti necessari. Il regista Brady Corbet ha persino rinunciato a parte del proprio compenso per investire ogni risorsa nella qualità visiva e sonora del progetto., sicuramente riuscendoci al meglio
La colonna sonora stessa è stata registrata con un approccio quasi artigianale: Blumberg ha lavorato con musicisti d’avanguardia in sessioni dal vivo, utilizzando tecniche di registrazione analogiche per conferire alla musica una qualità cruda e autentica. Questo approccio ha permesso di ottenere un risultato finale che si distingue nettamente dalle produzioni orchestrali più tradizionali, segnando una svolta nella produzione musicale e cinematografica d’autore.

Oltre all’innovazione artistica, The Brutalist si è fatto carico di un messaggio socio-politico attualissimo, denunciando il modo in cui le élite sfruttano il talento e la vulnerabilità di chi cerca di vivere della propria arte, in un mondo in cui le ingiustizie sono sistemiche e legittimate.
Così il brutalismo estetico tanto perseguito dal protagonista diventa simbolo di una visione artistica incompresa, e la scenografia del film, rifacendosi alle opere di Marcel Breuer e Tadao Andō, creatori di spazi capaci di rispecchiare le tensioni della società post-bellica, fa dell’architettura un’arte raffinatissima, che oggi più che mai ha molto da dirci sul nostro invadente modo di abitare il mondo.