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SYSTEM OF A DOWN E QUEENS OF THE STONE AGE agli I-DAYS 2026: il 6 luglio 2026 Milano sarà epicentro di resistenza sonora e coscienza collettiva

Se è vero che la musica può essere un’arma di resistenza culturale, allora il 6 luglio 2026 sarà il giorno in cui Milano diventerà teatro di una battaglia sonora a difesa della coscienza critica. System of a Down, band culto del metal alternativo mondiale, torneranno finalmente in Italia per un’unica potentissima data agli I-Days Festival e lo faranno insieme ad un’altra band di culto del rock contemporaneo: i Queens of the Stone Age.

Una notizia che da sola scuote la scena, è il ritorno di una band che ha sempre saputo coniugare la brutalità del suono con la lucidità della denuncia. È un’urgenza che torna a farsi sentire, in un’epoca in cui ne abbiamo più bisogno che mai.

Un grido collettivo tra distorsione, diritti e coscienza

I System of a Down non sono mai stati “solo” una band. Fin dagli esordi, Serj Tankian e compagni hanno fuso musica estrema e impegno civile in una miscela unica. Con origini armene, un’anima californiana e una visione globale, hanno scritto pagine fondamentali della musica alternativa contemporanea, alzando la voce contro l’indifferenza, la guerra, l’oppressione e la disumanizzazione sistemica.

“Why don’t presidents fight the war? Why do they always send the poor?” – si chiedevano in B.Y.O.B., una delle più feroci critiche mai scritte all’industria bellica americana. E ancora: “The punishment for being poor / We can’t afford to be poor anymore” – da Deer Dance, che denunciava la brutalità poliziesca e la repressione sociale.

Non è retorica dire che i System of a Down hanno contribuito al progresso materiale e spirituale della società. Hanno portato sul palco e nei testi questioni scomode: il genocidio armeno, la manipolazione mediatica, le derive dell’ultraliberismo, la violenza del capitalismo. Lo hanno fatto non con sermoni, ma con un linguaggio tagliente, visionario, ironico, che parla anche a chi non ha mai letto Noam Chomsky o Howard Zinn.

La loro musica è terapia, pugno allo stomaco, satira postmoderna, danza schizofrenica tra brutalità e poesia. In un mondo dove i contenuti si consumano e dimenticano in 15 secondi, il ritorno dei SOAD rappresenta un ritorno alla profondità, alla complessità, al senso.

Un ritorno dopo 9 anni: il valore di esserci

Il 6 luglio 2026 sarà la prima volta dal 2017 che i System of a Down si esibiranno in Italia. Un’assenza lunga 9 anni, colmata solo da rare apparizioni europee. In tempi di guerre globali, di censura algoritmica, di rigurgiti autoritari, la loro voce può ancora risvegliare coscienze addormentate.

L’ultimo brano pubblicato dalla band, “Protect the Land” (2020), era un richiamo forte e diretto al sostegno dell’Artsakh e alla difesa dei territori armeni. Con quel pezzo e “Genocidal Humanoidz”, i System hanno dimostrato che, anche senza album dal 2005, sono ancora capaci di incidere, nel vero senso della parola.

Queens of the Stone Age: l’ombra nel deserto e l’arte del groove

A completare la giornata ci saranno i Queens of the Stone Age, altra colonna portante della musica rock contemporanea. Josh Homme ha costruito, negli anni un impero sonoro fatto di ambiguità, groove ipnotici, visioni psichedeliche e introspezione decadente.

Insieme, SOAD e QOTSA rappresentano due facce diverse di una stessa resistenza artistica: una più frontale, rabbiosa, politica; l’altra più obliqua, disturbante, atmosferica. Entrambe indispensabili.

I-Days 2026: molto più di un festival

Questa edizione degli I-Days Festival, che da anni si conferma punto di riferimento europeo per la musica live, sarà una vera e propria celebrazione della musica come atto culturale. Non solo intrattenimento, ma riflessione, identità, possibilità di cambiamento.

Per chi come noi è cresciuto con Toxicity e Songs for the Deaf come colonne sonore di un’adolescenza inquieta e idealista questa data ha il sapore del ritorno a casa. Il 6 luglio 2026 sarà un rito collettivo. E sarà impossibile uscirne uguali. Flyby!

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