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“Ska! Ska! Ska!”: l’evoluzione del genere musicale dalle origini all’approdo in Italia

Negli anni ‘50 in Giamaica nasce la musica ska ma raggiunge il suo picco di notorietà nel decennio successivo. Nel Regno Unito, nascono i suoi sottogeneri il bluebeat, il 2 tone ska, il third wave ska e lo ska punk. Ska in giamaicano significa “figo”, l’equivalente dell’odierno “cool”, di fama soprattutto negli anni ’50.

L’elevata importazione di schiavi per conto del Regno Unito scaturisce un notevole aumento della popolazione di neri, cui conseguenze furono ribellioni e abolizione della schiavitù, dichiarata ufficialmente nel 1838. La Giamaica divenne indipendente dal Regno Unito nel 1962 e nel lungo trascorso della schiavitù, i neri Africani fecero di tutto per mantenere in vita la propria cultura, usanze e valori della loro comunità.

Forme di musica africana come il burru venivano tollerate dei padroni bianchi al fine di ritrovare maggiore produttività negli schiavi, spinti a lavorare sempre meglio e di più, infatti i musician slaves erano invitati alle feste dei padroni bianchi, per intrattenere le loro serate ludiche e mettere in scena performance carnevalesche dove gli schiavi interpretavano figure nobiliari. Interessante notare come queste tradizioni siano state trainate dai pionieri della musica ska, adottando i titoli nobiliari come nomi d’arte: “Duke” Reid o “Prince” Buster.

Nel genere ska si raccontava di tematiche a carattere sociale e alla fine della schiavitù, la sette religiosa Pukkumina acquista influenza nel genere, svolgendo rituali africani ed utilizzando suoni del corpo, come l’applauso, per il mantenimento del ritmo. Caratteristico suono è il “hup, hup, hup…” ed il “Ch-Ka-Ch-Ch-Ka-Ch-Ch”, adottati poi in One Step Beyond dei Madness

Impossibile omettere la nascita dello shuffle, di cui prime hit furono di Neville Esson, Owen Grey e Overtakers. Il movimentato clima musicale richiamava la fama e l’ideazione di numerosissimi studi di registrazione di artisti americani R&B (Fats Domino e Louis Jordan). Identificato tra i primi a riprodurre il ritmo ska è Ernest Ranglin, leggenda racconta che la sua esclamazione fu «fai un ritmo diverso, fai suonare la chitarra così: Ska!, Ska!, Ska!».

Le preoccupazioni dei giovani ribelli americani facevano da specchio ai testi delle canzoni ska riflettendo socialmente e politicamente. Nel frattempo, i rude boys cercavano di incarnare gangster di Hollywood indossando vestiti neri e cappelli pork-pie, gli stessi di nominata scofflaws (“fuorilegge”). I rude boys protagonisti della scena degli anni sessanta in Giamaica, svolgevano sicurezza nei vari sound system, ovvero discoteche itineranti. Si crearono veri e proprio gruppi di tifoseria, che generavano risse o persino manomissioni ai sound, affinché si avesse maggiore affluenza nella propria dance.

È il 1968, la musica ska è al centro della scena. Il primo disco a sfiorare le vette nella hit parade inglese fu The Israelites di Desmond Dekker. Negli USA la ska gode di fusioni: 2 tone ska, in connubio con diversi stili di rock: punk rock e hardcore punk, protagonisti: Operation Ivy, i Rancid, i Voodoo Glow Skulls e i Reel Big Fish. Lo scenario gode di una rinascita del genere ska che porta a stampare su CD, vecchi album originali in vinile.

BREVE HISTORY DELLA MUSICA SKA IN ITALIA

Nel ‘60, in Giamaica, le emittenti americane giungevano nel cuore di tutta l’isola, mischiandosi al mento e calypso con il rythm and blues, lo swing e il rock and roll. Nel paese delle meraviglie, lo ska italiano per tradizione risultava fascinazione e dipendenza ed a Peppino di Capri dobbiamo il primo brano ska italiano.

Alberto Camerini nel 1980, incalzò il brano Ska Tenati, nel frattempo, in Italia innumerevoli stili musicali mutavano. Arriviamo al primo vero gruppo ska italiano: anni ’80, la band Statuto con i suoi concerti e dischi noti a livello nazionale. La fine del XX secolo era alle porte, quasi in procinto di dire addio a fuseaux e tute fluo.  A Milano, il gruppo Casino Royale surfava con personalità, diversi ritmi musicali.

Casino Royale ska 1988

La seconda metà degli anni ‘90, fu il momento forte dello ska italiano, l’asse era Torino – Milano e le band moltiplicavano accrescendo lo scenario musicale. Nel Torinese, dal 1988 i pionieri sono i Persiana Jones, massimi esponenti della scena nazionale. Gli anni ‘90 volgono al termine, politica e impegno non sono più nella penombra sociale e sale sempre più la voglia di sdrammatizzare le lotte politiche. Nella provincia di Milano, i Punkreas animano le platee ska con uno stile musicale energetico, ma sempre attento alle parole.

Le formule sono semplici, strofe in levare (a grande richiesta di bpm proibitivi) e ritornelli fatti di chitarre distorte. Ai concerti si poga, ed a Genova i Meganoidi conquistano la scena. Impossibile non menzionare i Matrioska, milanesi di nascita, i loro brani sono successo puro tra giovani stufi del punk forte e di razza. Infine, diversi musicisti provenienti da alcune band affermate sulla scena reggae/ska (Africa Unite, Fratelli Di Soledad, Reggae National Tickets, Casino Royale) suonando vecchie hit giamaicane, le incorporano a vecchie hit della musica pop italiana, generando un connubio di meraviglia.

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